Il «cane di razza cane», ovvero l’elogio del meticcio

La non razza porta con sé tante peculiarità che si intersecano tra loro: la socialità, il nomadismo, l’adattabilità, l’istinto di sopravvivenza. Ecco perché i «bastardi» sono adorabili

di Fabrizio Rondolino

Il «cane di razza cane», ovvero l'elogio del meticcio

Tutti i cani sono splendidi, e alcune razze sono semplicemente meravigliose: io stesso, come ormai sanno bene i lettori di questa rubrica, sono follemente innamorato dei pastori maremmani abruzzesi. E tuttavia, se proprio dovessi scegliere, se fossi costretto a indicare qual è il cane che più di ogni altro rappresenta la specie e che dunque merita di essere salvato da una qualche apocalissi, sceglierei un meticcio – quello che un tempo si diceva bastardo e che noi in famiglia chiamiamo «cane di razza cane». Chi ne ha avuto uno sa bene di che cosa parlo: il coinvolgimento emotivo può essere travolgente, ed è sempre un’esperienza straordinaria.

Stella è un’esponente perfetta della sua non-razza: taglia media, mantello prevalentemente nero a pelo corto, zampe focate che potrebbero essere di un pastore tedesco, muso vagamente da bracco, coda imponente. È stata raccolta in un paese qui vicino quando non aveva un anno e, forse in virtù delle abitudini contratte nella sua vita precedente, quasi ogni giorno si fa una lunga passeggiata fra i campi e le cascine del vicinato, e qualche volta scompare anche per un paio di giorni. È normale che un meticcio si comporti così, se è nelle condizioni di poterlo fare, perché il suo territorio è assai più vasto del giardino del suo compagno umano: per millenni i meticci sono stati «cani da villaggio», che giravano per le case in piccoli branchi senza necessariamente appartenere ad una famiglia, e un certo tasso di nomadismo è stato, e spesso è ancora, essenziale per la sopravvivenza. Stella resta fedele alla tradizione, sebbene il cibo non le manchi: del resto, è evidente che va vagabondando perché le piace incontrare altri cani e altri umani.

Un’altra caratteristica fondamentale del meticcio è infatti la socialità: per chi se ne va in giro per il mondo, le buone relazioni con gli sconosciuti sono una necessità irrinunciabile. Di fronte ad un altro cane, a qualsiasi altro cane, Stella immediatamente si accuccia a terra offrendo il collo e il fianco, nella più classica delle posizioni di sottomissione, dopodiché si lascia annusare per bene e poi timidamente lecca con pochi rapidi colpi il muso del nuovo amico, anche qui secondo un rituale perfetto, fino a che si rialza e comincia a giocare con lui: in pochi istanti è stata accettata. Non molto diversamente si comporta con gli umani, e infatti dai vicini non ricevo che complimenti: James, che sta a meno di cinquecento metri da noi e ha una minuscola cagnolina, è il più frequentato da Stella, e si lamenta con me se la nostra meticcia salta una visita.

L’adattabilità ad ogni ambiente o circostanza è un’altra qualità di Stella. Ho già raccontato come si sia abituata a convivere con i gatti di casa, nonostante abbia un istinto predatorio altissimo e, le prime settimane, dovesse essere rigidamente separata da loro per evitare una vera e propria strage. Nel frattempo si è abituata anche alle galline, dopo che per giorni l’ho portata con me in visita al pollaio del vicino: ma se avverte, anche a centinaia di metri, la presenza di una talpa, o di una lucertola, o di un istrice, o di qualsiasi altro essere vivente, scatta con una rapidità incredibile e con un solo colpo immobilizza la preda. Ma è anche capace di restare per un pomeriggio intero sul divano, come il più pacifico dei cani casalinghi. All’inizio della nostra convivenza, vedendola così vivace, temevo di dover passare molto tempo per abituarla alla vita in appartamento (i nostri cani vivono sempre in campagna, ma preferisco che siano abituati almeno un poco anche alla vita in città): invece, appena arrivati a Roma la prima volta, si è sistemata su una poltrona e lì è rimasta, silenziosa e tranquilla, fino alla passeggiata serale. I meticci si adattano a tutto, perché l’adattabilità è la chiave della sopravvivenza.

Non posso concludere senza citare un’altra caratteristica di Stella, e di tutti i meticci che ho conosciuto: la voracità. Nessun cane mangia tanto in fretta quanto Stella, e nessuno quanto lei è pronto a ricominciare dall’inizio appena finito il pasto. Non solo: mettendo da parte le sue abituali buone maniere, è anche capace di rubare il cibo agli altri cani, o almeno a provarci: e la cosa può essere molto pericolosa, soprattutto con Bonnie, la maremmana. È questo l’unico caso in cui devo separarli o prestare comunque molta attenzione: ma anche in questa fame insaziabile vedo all’opera l’istinto di sopravvivenza che ha condotto i cani dal Neolitico fino a noi, e mi viene da sorridere mentre le faccio una carezza.

Fonte : https://www.corriere.it/animali/bonnie-e-co/notizie/cane-razza-cane-ovvero-l-elogio-meticcio-fd06ec06-c462-11ea-b958-dd8b1bb69ac3.shtml

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