Il tempo di qualità o il tempo in quantità? — Thinkdog

Quanto tempo può stare da solo un cane?

Molti cani passano molte ore, talvolta giornate intere, da soli, a casa o in giardino, in attesa che i famigliari rientrino dal lavoro. Purtroppo questa è una condizione innaturale alla quale molti cani nel bene o nel male, si adeguano. Capita che alcuni cani per la noia, la frustrazione, l’ansia, mentre sono a casa da soli abbaino, ululino, distruggano oggetti, grattino le porte etc, mentre altre volte il cane sonnecchia semplicemente in un “dolce” far niente.

Quando le persone si pongono il problema del “quanto tempo è giusto lasciare il cane solo e quando invece diventa troppo?”, si apre un mondo di risposte possibili. Innanzitutto, come per tutte le questioni, bisogna valutare la singola circostanza, cioè il singolo cane, la singola abitazione, il singolo gruppo famigliare.

Detto ciò, a mio avviso ci sono alcune considerazioni che valgono in generale e che tutti dovrebbero tenere presente.

Il cane è un animale sociale

Partiamo dal presupposto che il cane sia un animale sociale: ama ed è naturale per lui fare parte di un gruppo, che può essere un branco di cani o un gruppo misto, ma in generale il cane non è fatto per stare solo. Spesso poi sento dire che “non importa quanto tempo passi col tuo cane, basta che sia un tempo di qualità”; ma cosa significa “di qualità”?

Significa probabilmente, per come viene comunemente inteso, che durante quel tempo bisogna interagire, andare a passeggio, o giocare, fare insomma qualcosa che preveda un’interazione diretta tra noi e il cane. Se applicassimo alla lettera questa direttiva, significherebbe che il cane avrebbe due situazioni in una giornata (tre se consideriamo le ore di sonno notturno): o è solo e non può interagire, oppure non è solo ed è in costante interazione con qualcuno.

Ma non credete che sia anche importante potere condividere lo spazio senza che sia necessario interfacciarsi continuamente?

Io amo stare in casa col mio compagno ad esempio anche se ognuno legge il proprio libro, oppure mentre uno cucina l’altro guarda la tv, ed è comunque un farsi compagnia piacevole, no?

Temo che questa dicotomia così netta tra “sono solo e non posso interagire con nessuno” e “siamo insieme dobbiamo per forza fare qualcosa” non sia sano perché non rispecchia la naturalezza della quotidianità, dove c’è anche un “ora sono un attimo occupato” che dovrebbe valere sia per il cane che magari sta annusando un messaggio lasciato da qualche vicino, sia per noi che magari dobbiamo fare qualcosa che non coinvolga il cane!

Oltre a ciò diventa poi ancora più difficile per il cane rimanere solo se quando siamo insieme facciamo sempre qualcosa, il peso dello stare soli si somma al “no poter fare nulla”, il che rende la situazione più pesante. E’ molto importante, in special modo con i cuccioli, invece, essere presente mentre il cane “si fa gli affari suoi” per poter intervenire su comportamenti sgraditi come ad esempio mangiare il divano o le nostre scarpe. Insomma, se siamo insieme al cane due ore al giorno e nelle altre 22 il cane è libero di fare tutto ciò che vuole, come pensate che possa apprendere le regole di casa?

Se invece, mentre io ora sto scrivendo al computer, la mia dolce cagnolona arriva con una ciabatta in bocca e io la indirizzo verso un’altra attività più consona, tipo giocare con il suo peluche, poi possiamo rimetterci a fare ognuna ciò che deve, ma io essendo qui ho potuto essere al posto giusto al momento giusto, mentre se fossi stata fuori, sarei tornata e forse avrei trovato la ciabatta mangiata, ma a quel punto cosa avrei mai potuto fare? Certamente nulla al fine di educarla.

Più ci siamo, meglio è

Quindi, pur sapendo che le persone devono lavorare, che non è sempre possibile stare 24 ore al giorno con il proprio cane, io mi sento di dire che più ci stiamo meglio è per lui, per la sua educazione, per la relazione che possiamo costruire.

Del tempo che abbiamo a disposizione con lui una parte verrà destinato a cose da fare insieme (passeggiata, giochi, coccole, esercizi, etc) e una parte semplicemente allo stare insieme senza per forza “fare qualcosa insieme”.

Fonte : https://www.thinkdog.it/approfondimenti/il-tempo-di-qualita-o-il-tempo-in-quantita/

Le aziende cruelty free (dal sito della LAV)

Puoi orientare i tuoi acquisti verso le aziende che aderiscono allo Standard Internazionale Stop ai test su animali” e riportano sulla confezione dei propri prodotti la dicitura “LAV – Dalla Parte Degli Animali”: sono case cosmetiche cruelty free controllate da ICEA, l’Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale, una società indipendente di auditing che garantisce la loro conformità ai principi dello Standard.

Su questi prodotti potrai trovare anche il logo creato dalla Coalizione Europea contro la Vivisezione, con il coniglietto che salta fra le due stelle.

COSMETICI NON TESTATI

Di seguito vi riportiamo l’elenco delle aziende italiane che non testano su animali e la data in cui hanno deciso di diventare “ufficialmente” cruelty free

Alkemilla [2004];   Allegro Natura [2007];    Argital [2003]; Bakel [2012];    Biofficina srl [2009];    Bottega Verde* [2010];   Diva International [2010];    Dr Taffi* [2005];    Flora [2004];    Helan [1998];    Higen [2010] Linea: Verdevero; Ipro (Naturerb) [2011];   La Cosmetica [2011];  Lefay [2013];   L’Erbolario* [2006];    Liquid Flora* [2010] Linea: Fantastika;    MGA [2010] Linea: OMIA Laboratories, DeliBél;  I Provenzali Gianasso s.r.l. [2003] Linea: I Provenzali;   Zoe Cosmetics [2011]; Mendittorosa Profumi Artistici [2020]

Oltre ai marchi italiani di seguito riportiamo l’elenco delle aziende straniere distribuite nel nostro Paese:

Jason Natural Cosmetic;    Montagne Jeunesse;    The Body Shop;      W.S.Badger

Aziende reperibili solo on-line che vendono in tutta Europa:

BP cosmetics;    Lily lolo

*ditte che producono anche make up

PRODOTTI PER LA CASA NON TESTATI

Allegro Natura (2007) – Linee: BioErmi, Happy Clean, Biorò;    Argital [2003];    Biofficina srl (2009) – Solo profumatori per ambiente;    Flora (2004) – Solo profumatori per ambiente;    Helan (1998) – Solo profumatori per ambiente;    Higen (2010) – Linea: Verdevero;    Le Erbe di Brillor (1983);  I Provenzali Gianasso s.r.l. (2003) – Linea: I Provenzali; Naturerb 

Per conoscere l’elenco completo delle aziende aderenti consulta il sito internazionale Leaping Bunny

Fonte: https://www.lav.it/aree-di-intervento/vivisezione/le-aziende-cruelty-free

Polli e galline cadono dal tir diretto al macello: salvati. E per 12 di loro inizia una nuova vita

Alcune settimane fa gli animali sono stati notati da una persona su una strada in provincia di Arezzo. Il racconto di Sara che ha partecipato al salvataggio: «Non tutti ce l’hanno fatta, erano già malati e feriti prima di cadere dal camion. Ma per alcuni inizierà finalmente una vita libera»

di Beatrice Montini

Polli e galline cadono dal tir diretto al macello: salvati. E per 12 di loro inizia una nuova vita

Camillo, Gelindo, Aldo, Renée e Manuela sono tre polletti e due galline che adesso vivono in un posto che può davvero essere considerato il paradiso degli animali, Ippoasi, un rifugio nel cuore dela Parco di San Rossore, in Toscana. La loro vita è cambiata per sempre una mattina di qualche settimana fa quando sono caduti dal camion che li stava trasportando al macello. Alla guida di una delle tante auto che sfrecciano sulla strada – siamo in provincia di Arezzo – c’è Benedetta che, come ogni mattina, sta andando in ufficio. Vede galli e galline sull’asfalto. Si ferma e fa la telefonata che avvia il soccorso di questi animali. «Io e Sara ci siamo attivate subito per un sentimento di solidarietà verso questi animali, feriti e sofferenti, che non solo avevano diritto a essere soccorsi ma che quella mattina hanno anche avuto l’unica occasione di scampare a una morte violenta in un mattatoio – ci racconta Cristina, che, insieme a un’amica, Sara, ha partecipato al salvataggio – Quel volo dal camion poteva cambiare il loro destino. Dovevamo fare qualcosa».

Le due attiviste antispeciste per i diritti animali si precipitano sul posto e iniziano il recupero di galline e polletti. «Quando siamo arrivate sembravano quasi tutti morti – spiega ancora Cristina – molti erano sanguinanti e con la testa ricurva, solo il primo e l’ultimo della fila erano sulle zampe. Li abbiamo caricati nei portabagagli delle nostre auto mentre un altro volontario, Francesco, contattava i veterinari e la Rete dei Santuari di animali liberi in Italia per i consigli del caso». Intanto, da Arezzo, scatta l’assistenza della veterinaria Gessica Senzamici che inizia a curare le ferite e che poi si occuperà dei volatili anche nei giorni successivi. Dei 14 individui volati dal camion non tutti sopravvivono. «Uno è stato investito ed è morto sulla strada e un altro è morto poche ore dopo il nostro soccorso sul prato della casa di Sara, dove quel giorno tutti hanno visto l’erba per la prima volta nella loro vita e hanno sentito il calore del sole». Polli e galline dopo il salvataggio Polli e galline dopo il salvataggio

Polli e galline erano diretti al macello, la loro vita era stata progettata solo per durare pochi mesi. «Erano di fatto in condizioni disperate ancora prima della caduta dal camion – sottolinea Sara – in quanto polli del tipo “Broiler” fatti nascere per la carne, fatti ingrassare smisuratamente e cresciuti così velocemente in sole 4-5 settimane che nessuno di loro riusciva a reggersi sulle zampe, fragili, gonfie e deformi a causa del peso esagerato del proprio corpo. Molti avevano già da prima le ali rotte». La veterinaria consiglia di tenerli per qualche giorno al caldo e per questo temporaneamente vengono portati a casa di una’altra attivista, Bruna, in attesa del loro trasferimento a Ippoasi e in altri due «posti di accoglienza». «Non pensavamo che sarebbero sopravvissuti tutti: la prima sera nessuno di loro ha mangiato e bevuto e nessuno ha alzato la testa o si è retto sulle zampe, ma già il giorno dopo alcuni hanno reagito e hanno cominciato a mangiare e pigolare – continua l’attivista – e nei giorni successivi molti li abbiamo visti sulle zampe che provavano a fare qualche passo, sempre incerto. Spesso li abbiamo visti cadere. È stata un’emozione forte, dopo quasi una settimana, vederne uno appollaiarsi sulla scatola dove lo avevamo ricoverato e altri provar ad aprire e sventolare le ali».

Fonte : https://www.corriere.it/animali/20_gennaio_30/polli-galline-cadono-tir-diretto-macello-salvati-12-loro-inizia-nuova-vita-a5f6c896-4352-11ea-bdc8-faf1f56f19b7.shtml

Il gatto con gli stivaletti non piace all’Enpa: «Via da Amazon i calzari antigraffio»

La presidente Carla Rocchi scrive al colosso Usa: «Rimuovere dalla piattaforma questo prodotto che crea disagio ai nostri mici». L’oggetto non è attualmente disponibile

di Silvia Morosi

Il tuo gatto si fa le unghie sui mobili o sui tappeti? Un problema al quale, qualcuno, ha pensato di rispondere inventando dei piccoli cilindri di silicone dove stringere le loro zampe. Un prodotto made in China, venduto su Amazon fino a pochi giorni fa, e segnalato dall’Ente nazionale protezione animali perché venisse rimosso. La presidente nazionale dell’Ente nazionale protezione animali, Carla Rocchi, ha contattato il colosso americano, inviando in data 22 gennaio 2020 una lettera nella quale ha chiesto di cancellare dal sito gli «Scratch-resistant boots», ovvero gli stivaletti antigraffio.

La natura del gatto

Di cosa si tratta? Di involucri di materiale plastico che vengono fissati alle zampe del micio con delle chiavi a morsetto, in modo che non possano sfilarsi durante il movimento. Indossandoli, il gatto non può utilizzare gli artigli e di conseguenza — questa l’idea di chi li ha creati — non può fare danni alla mobilia . E chi se ne frega se l’animale si sente imbrigliato, impacciato e non può esprimere la propria natura. Ed è proprio su questo che ha insistito la presidente dell’Enpa. «Il gatto — chiarisce Rocchi— deve avere tutte e quattro le zampe libere per poter saltare e arrampicarsi, per correre e camminare, per cacciare, difendersi e giocare senza difficoltà e impedimenti». Non solo, «grattare una superficie ruvida è un’esigenza primaria del gatto, sia per mantenere in perfetto stato gli artigli sia per marcare, lasciando un segnale visivo e olfattivo».

Farsi le unghie è naturale
Il gatto con gli stivaletti non piace all'Enpa: «Via da Amazon i calzari antigraffio»

Se «temiamo per i nostri arredi», basta «tagliare la punta finale delle unghie con un’apposita forbice», anche se «le unghie dei nostri piccoli felini sono retrattili, quindi restano nascoste quando non vengono usate e nella normale vita quotidiana non lasciano segni». O, banalmente, acquistare uno dei vari modelli di tiragraffii, ideali per far giocare e far fare le unghie ai nostri mici.

«Una piacevole coincidenza»

Una buona notizia? Sul sito di Amazon Italia, il giorno dopo l’invio della lettera, l’articolo non è è più disponibile. Contattata dal Corriere della Sera, Rocchi ha spiegato: «Non abbiamo ricevuto risposte dirette da Amazon ma ci rallegriamo della piacevole coincidenza che ha fatto così che il giorno dopo l’invio della nostra lettera il prodotto è risultato non disponibile».

— Aggiornamento 27 gennaio: l’articolo è nuovamente acquistabile.
23 gennaio 2020 (modifica il 27 gennaio 2020 | 11:17) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Fonte : https://www.corriere.it/animali/20_gennaio_23/gatto-gli-stivaletti-non-piace-enpa-via-amazon-calzari-antigraffio-2c160654-3df3-11ea-a1df-03cb566fb1c9.shtml

TRANQUILLI COL GPS

I nostri cani hanno bisogno di fare anche i cani, di correre liberi, esplorare, sperimentare le loro competenze;

Io i miei li libero in posti sicuri, lontani dalle strade, magari lungo un torrente o in un bel bosco, e li vedo letteralmente ridere felici;

Ma sono anche molto apprensiva e quando si allontanano uscendo dalla mia vista divento ansiosa, anche se, in verità, sono sempre tornati entro qualche minuto … ma quei minuti possono sembrare ore! E tutti i pensieri che vengono in mente! “se si fosse fatto male?”, “se non fosse in grado di tornare?” “se, se, se …”

Li ho allora dotati di GPS, e questo mi rende molto più tranquilla perchè posso sempre andarli a cercare.

Personalmente ho provato due marche di GPS : il primo che ho usato è stato il Kippy, e lo uso tutt’ora per Astra; per Elliott invece ho preso il Tractive.

In base alla mia esperienza posso dire che :

il Kippy ha un aggancio più sicuro rispetto al Tractive nella versione che ho acquistato io circa due anni fa (2018), ma ho letto che Tractive ha cercato di rendere più sicuro l’aggancio, che inizialmente non poteva funzionare; io al Tractive di Elliott ho dovuto apportare delle modifiche per poterlo usare;

Entrambi funzionano con una sim integrata che devo dire prende il segnale abbastanza bene e una App che si installa facilmente sul cellulare ed è ben fatta e molto intuitiva; Una volta acquistato il Gps è necessario scegliere un piano di abbonamento fra diversi proposti, ma non si tratta di spese eccessive, vista la posta in gioco, la nostra tranquillità! 😉

La differenza importante che mi ha fatto acquistare un Tractive per il mio maschietto, quando già usavo il Kippy per la femmina è stato il fattore permeabilità : il Kippy resiste alla pioggia ma non ai bagni e alle immersioni che fa quella “nutria” di Elliott, il Tractive invece posso garantire che è perfettamente impermeabile, a prova di pesce 🙂

Il Tractive ha anche un altro pregio, si può accendere e spegnere senza sganciarlo dal collare o dalla pettorina, mentre il Kippy ha il pulsante di accensione posizionato in modo che è necessario sempre sganciarlo.

Entrambi si ricaricano con un cavetto USB.

Per qualsiasi informazione che riguarda la mia esperienza con questi due GPS scrivi pure nei commenti, sarò felice di rispondere.

Aggiornamento febbraio 2020: ho scoperto che ora anche il kippy ha il modello resistente all’acqua 🙂